Théodore Géricault ©wikipedia
La storia di Géricault
Jean-Louis André Théodore Géricault (Rouen, 26 settembre 1791 – Parigi, 26 gennaio 1824) è stato un pittore francese esponente dell’arte romantica.
Théodore Géricault, nato in una famiglia originaria della Manica, si stabilisce a Parigi nel 1796. Cresce in un contesto privilegiato, ricevendo un’istruzione adeguata al Lycée Impérial. La sua giovinezza è segnata da passioni ardenti: l’arte e la cavalleria, entrambe influenzate dall’amore per i cavalli. Questi nobili animali diventarono presto i protagonisti indiscussi delle sue opere, assumendo forme che rispecchiavano non solo la loro fisicità ma anche l’intima psiche dell’artista stesso. Tuttavia, il suo destino si oscura con la perdita della stabilità economica e culmina tragicamente in una morte prematura.
I cavalli di Théodore Géricault
Nel 1808 all’età di 17 anni acquistò il suo primo cavallo, a quel tempo già disegnava bozzetti di cavalli in atteggiamenti sempre differenti, cavalli appartenenti ai contadini e cavalli “reali” nelle scuderie di Versailles.
I suoi lavori spaziano dagli schizzi a matita alla pittura ad olio, raffiguranti soggetti di anatomia del cavallo, ritratti bellici, corse a premio.
L’artista già dai primi anni della sua carriera, compiva studi dal vero nei mercati di bestiame per rappresentare al meglio i cavalli nei suoi dipinti con soggetti militari.
Théodore Géricault non si limitava a rappresentare la bellezza dei cavalli; cercava di afferrare l’essenza stessa della vita, l’emozione pura e cruda che solo un attimo di libertà poteva evocare.
Raffigurò cavalli idealizzati , lanciati in folli corse, sospesi in aria con le gambe tese in posizioni irrealistiche.
Tragico declino
Negli anni la rappresentazione del cavallo diventò sempre più cupa, testimone forse del suo stato d’animo. Ritrovatosi bloccato nella sua solitudine e malattia , i cavalli giacevano inermi come lui, alcuni consapevoli di andare incontro al proprio destino, altri già passati oltre.
Questi animali rifletterono i suoi stati d’animo in ogni istante della sua breve vita, fungendo da specchi delle sue emozioni. Nella sua mente erano plasmabili e attraverso il suo pennello prendevano forme che rispecchiavano la sua fragilità e il suo tumulto interiore, incarnando così la complessità della sua esistenza.
Nel 1822 avvennero le due cadute da cavallo che, trascurate, gli causarono una lesione del midollo spinale, da cui la paralisi e infine la morte. Il 26 gennaio 1824, infatti, dopo un mese e mezzo di agonia, Géricault morì.
Allegorie
Oltre duecento anni dopo la sua morte, Géricault continua a parlare di sé attraverso i suoi dipinti. Le sue opere, intrise di passione e tragico lirismo, sono testimoni silenziosi di un’anima tormentata e geniale, che ha saputo dare forma alla propria sofferenza attraverso la meravigliosa complessità dei cavalli che ha rappresentato.
Ogni pennellata, ogni gesto artistico, racconta una storia di lotta e di bellezza, un eterno dialogo tra vita e morte, libertà e prigionia, idealizzazione e realtà.
In un mondo che spesso dimentica la bellezza della fragilità umana, Géricault ci ricorda che l’arte è il ponte tra la vita e la morte, tra il sogno e la realtà, e che i cavalli, in tutta la loro grandezza e vulnerabilità, sono le allegorie perfette di questo viaggio.
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